di Stefano da Empoli| presidente I-Com - Istituto per la Competitività
Se confrontiamo a livello internazionale gli output delle attività di ricerca e sviluppo nel settore energetico, il risultato dell’Italia è a corrente alterna e deve indurre a delle riflessioni sulla capacità che (non) abbiamo di sfruttare al meglio le potenzialità del sistema, che pure non mancano.
Il Rapporto I-Com 2013 sull’innovazione energetica prende in esame le pubblicazioni scientifiche sulle principali riviste in lingua inglese, che potremmo considerare come proxy della ricerca di base, e le domande di brevetto presentate all’EPO (European Patent Office), indicatore sintetico della ricerca applicata. L’anno di osservazione è per entrambe il 2012.
Per quanto riguarda gli articoli scientifici, in gran parte frutto del sistema di ricerca pubblico, l’Italia si posiziona tra i Paesi di testa della classifica per numero assoluto (e sale addirittura al secondo posto, dietro la Spagna, in termini procapite). Tra i settori che raggiungono le migliori performance, si mettono in luce la geotermia, la cogenerazione e l’efficienza energetica, in cui risultiamo secondi, sempre dopo la Cina, per numero di pubblicazioni.
L’analisi dei brevetti, che sono presentati soprattutto da soggetti privati, evidenzia invece una debolezza strutturale del nostro sistema nel processo di innovazione. Nella classifica dei dieci Paesi presi in esame, l’Italia risulta avanti solo all’India per numero di domande presentate nel 2012 all’Ufficio Europeo dei Brevetti.
Non mancano eccezioni, in particolare nelle tecnologie applicate alla cogenerazione e al solare termodinamico, ma il quadro generale è decisamente mediocre. La frustrazione è semmai accresciuta dalle potenzialità che pure ci sono a livello di sistema di ricerca, come testimoniano i numeri delle pubblicazioni e anche delle risorse immesse (nella R&S energetica più abbondanti che in altri settori) ma anche la presenza diaziende dimensionalmente importanti. [...]
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