Nucleare e radioattività: nella ceramica la soluzione

Nucleare e radioattività:
nella ceramica la soluzione

di Riccardo DeSalvo


L’energia nucleare è sempre stata la più sicura. Gli oppositori dell’atomo, però, spesso descrivono il combustibile esausto come un problema insolubile. In realtà è possibile riutilizzarlo e smaltirlo in completa sicurezza

Il problema del combustibile nucleare esausto, già discusso in queste pagine da Carolina Gambino (A forever decision, Nuova Energia 4/2023), è spesso sorgente di preoccupazioni. In realtà, come molte cose connesse al nucleare, la preoccupazione è frutto di mancanza di conoscenza. Fornisco qui informazioni utili per tranquillizzare chi volesse ascoltare.

Il combustibile esausto, comunemente chiamato scorie, occupa un volume estremamente limitato: si tratta per lo più di materiali solidi, con una piccola frazione di componenti volatili, che però possono essere facilmente e permanentemente confinate per evitare dispersioni nell’ambiente. Eliminato questo rischio, rimane quello dei raggi gamma emessi. Si tratta di un pericolo reale ma che si estende solo per pochi metri.

Basta quindi schermare questi scarti e tenerli lontani da persone o animali fino a quando la radioattività sarà decaduta. Per questo, i combustibili esausti sono inizialmente conservati in contenitori di cemento e poi smaltiti in depositi geologici, cioè sotterranei e irraggiungibili. È vero che i prodotti di fissione sono radioattivi e, se non trattati appropriatamente, possono essere pericolosi, ma sono molto meno pericolosi di tanti scarti chimici.

Basta pensare, per fare un esempio, all’incidente di Bhopal che ha causato cento volte più morti di Chernobyl. Oppure pensiamo all’enorme quantità di scorie chimiche tossiche risultanti dalla produzione delle batterie al litio. Non è nemmeno necessario che un materiale sia tossico per essere pericoloso. Statisticamente l’energia nucleare è la sorgente di energia meno pericolosa mai sviluppata dall’uomo.

Quanto materiale di scarto si produce?
L’uranio necessario per produrre 3-4 TWh di energia, l’equivalente della combustione dell’intero carico di una superpetroliera, potrebbe entrare in una valigia. Debitamente impacchettato per formare il combustibile nucleare di un reattore, occupa meno di un metro cubo ed evita la produzione di quasi un milione di tonnellate di CO
2, piogge acide e centinaia di tonnellate di polveri sottili.[...]

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