Conti:"Investiamo nelle rinnovabili per essere playmaker della transizione"

Luca Conti
“Investiamo nelle rinnovabili
per essere playmaker della transizione”

di Paola Sesti



Da alcuni anni la strategia di E.ON - uno dei principali attori globali nel settore delle commodity energetiche - si concentra sulla fornitura di energia, sulla gestione delle reti e sulla creazione di servizi energetici innovativi per migliorare l’efficienza, ridurre le emissioni e ottimizzare i consumi. Sfide che, in linea con la strategia del Gruppo, vedono impegnata anche la divisione italiana.

“La nostra priorità è sviluppare soluzioni personalizzate per i clienti - commenta Luca Conti, CEO di E.ON Italia - perché siamo convinti che un futuro sostenibile globale richieda milioni di passi individuali”.

Con un modello di business incentrato sulle soluzioni green, E.ON in Italia vuole accompagnare i consumatori rendendo più semplice il percorso verso una maggiore efficienza e decarbonizzazione “perché ognuno possa salire a bordo di questa trasformazione con i propri ritmi”.

Le circostanze legate al contesto geopolitico, con le conseguenze di aumento dei costi di diversa allocazione delle risorse (non solo economiche), potrebbero rallentare il processo di transizione?
Nel recente passato abbiamo visto quanto gli scenari internazionali possano influire sul settore dell’energia. Ma anche nell’attuale contesto di crisi - geopolitica ed energetica - e in relazione agli obiettivi che l’Italia deve raggiungere per contribuire al più ampio percorso di transizione indicato dai target europei, occorre affrontare le incertezze puntando a un’economia a emissioni nette di gas serra pari a zero.
Dal nostro punto di vista, la transizione non può fermarsi o rallentare.
Anzi, la crisi ucraina - e quello che ne è conseguito con l’andamento della dinamica dei prezzi - ha reso ancora più importante parlare di transizione. E non solo per questioni legate al risparmio di denaro, ma anche per i valori di sostenibilità e di indipendenza energetica cari all’Europa.
Detto questo, come Gruppo siamo in una fase di osservazione del mercato.
I prezzi hanno di fatto internalizzato le dinamiche di crisi e si è raggiunto un discreto equilibrio, con un riferimento di prezzo sicuramente più alto di quello della fase pandemica e pre-pandemica. La volatilità infragiornaliera rimane abbastanza elevata e questo è un capitolo da non sottovalutare. In generale, restiamo vigili e osserviamo.

L’esperienza del Gruppo offre un’ampia visione su quello che è oggi il settore dell’energia in Europa. Confermate le previsioni per l’esercizio 2024, la strategia di E.ON prevede il rilancio di investimenti su alcune direttrici alla radice del vostro business: infrastrutture e rinnovabili.
Siamo molto contenti delle performance del Gruppo nel primo trimestre 2024, ma per favorire la transizione è fondamentale continuare a investire sulle infrastrutture, per aumentarne l’efficienza e sfruttare appieno l’apporto delle fonti rinnovabili.
A livello europeo, il nostro business si concentra sulle reti di distribuzione. 1,6 milioni di chilometri gestiti garantiscono una posizione da leader nel settore della generazione distribuita. E non ci fermiamo qui: nei primi tre mesi dell’anno finanziario, E.ON ha investito circa 1,3 miliardi di euro nella transizione europea, con un aumento di circa il 25 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.
La maggior parte degli investimenti - poco meno di un miliardo di euro - è stata destinata proprio al business delle reti. L’attenzione si è concentrata sulle nuove connessioni per gli impianti a fonti rinnovabili e sulla modernizzazione e digitalizzazione dell’infrastruttura di rete. Il Gruppo ha anche confermato gli investimenti previsti per il 2024: 7,2 miliardi di euro - erano 6,4 nell’esercizio 2023 - e un totale di 42 miliardi in tutta Europa fino al 2028. È un piano importante che va verso l’elettrificazione del nostro sistema energetico: vogliamo passare da abilitatori a protagonisti della transizione energetica.

Se l’obiettivo è quello di essere i protagonisti, come si diventa playmaker della transizione?
Quando giocavo a pallacanestro facevo il play - per ovvie ragioni di statura - e ricordo che il mio allenatore mi aveva dato come riferimento John Stockton, playmaker degli Utah Jazz. Bianco, piccolo (alto 1,85), altruista, assist man nato, capace di leggere il gioco come pochi altri. Dico questo perché è vero che non è facile e non è da tutti fare il playmaker, ma è davvero un ruolo importante.
Si diventa playmaker della transizione prima di tutto con una consistenza di valori. Nel contesto europeo di forte spinta all’elettrificazione, E.ON ha deciso di essere un’azienda che vuole abilitare la generazione distribuita; una energy company che permette ai propri clienti di produrre e autoconsumare energia.
Questo si traduce in investimenti concentrati nelle reti di distribuzione, in impianti a fonti rinnovabili, nella mobilità elettrica e nell’intelligenza dei sistemi. Il playmaker è colui che tiene insieme questo nuovo mondo energetico che sarà sempre più elettrificato, digitalizzato e interconnesso.
Definire e soddisfare il bisogno energetico di un Sistema Paese in un determinato momento della giornata sarà un esercizio sempre più complesso; questo lo potrà fare un playmaker che si muove nel playground della transizione - per rimanere nella metafora cestistica - avendo una visione di gioco sistemica e strategica.

In Germania E.ON gestisce una porzione non piccola - 1,6 milioni di chilometri - della rete di distribuzione. Vista la scadenza delle concessioni per i DSO nel nostro Paese, c’è intenzione di provare a entrare nel business anche in Italia?
Sicuramente un Gruppo come il nostro è in grado di valutare tutte le opportunità che gli si presentano. Detto questo, credo sia ancora troppo presto per affrontare questo discorso e per vederlo inserito nell’agenda delle priorità. Al momento in Italia siamo molto concentrati sulla esecuzione del nostro business, che si sostanzia nel far funzionare al meglio i nostri servizi per il nostro milione e cento di clienti su tutto il territorio nazionale e accompagnare gli oltre 150.000 acquisiti con le aste nella sfida dell’entrata in un nuovo mercato liberalizzato che per la prima volta non avrà più un riferimento come quello della tutela di prezzo.
Se nel corso dei prossimi mesi si presentassero delle opportunità, sicuramente il Gruppo farà le opportune valutazioni; anche perché ha una esperienza consolidata e un solido background.

In una intervista rilasciata nel 2019 l’amministratore delegato di E.ON aveva citato le tre D che - a suo modo di vedere - costituivano i pilastri della strategia dell’azienda in Italia: digitalizzazione, decarbonizzazione, decentralizzazione.
Possiamo dire che queste tre D ci sono ancora e passano, oggi come allora, attraverso una C maiuscola: i clienti. Le tecnologie digitali permettono ai consumatori di ottenere i benefici di una produzione di energia decentralizzata, decarbonizzata e condivisa. Questo avviene principalmente grazie al fotovoltaico, ai sistemi di accumulo, alle comunità energetiche.
Se l’Europa vuole andare verso una maggiore indipendenza energetica, investire nel fotovoltaico è un capitolo di spesa dal quale non si può prescindere; va oltre il risparmio e va oltre la sostenibilità in quanto tale.
La sostenibilità è un pilastro fondamentale. Dobbiamo lavorare per abbattere le emissioni di gas serra; se però riusciamo a farlo con una tecnologia che ci consente di essere anche energeticamente più indipendenti, è meglio. Approvvigionarsi di energia verde o produrla in maniera indipendente e competitiva fa del bene anche al mercato nel suo complesso, sempre più competitivo. A livello generale e in un mercato globalizzato, nei beni di largo consumo la pressione sui margini è fortissima, soprattutto quando l’energia è una voce di spesa importante per il bilancio di una azienda. La possibilità di approvvigionarsi bene - o nella maniera migliore, cioè autoprodurre - diventa una variabile tra le più importanti.

Oggi quali sono gli abilitatori della transizione?
Ne individuo due in particolare: decentralizzazione e rinnovabili - che tradotto vuole dire reti elettriche e fotovoltaico. Tra le tecnologie verdi che permettono ai clienti di avere il beneficio economico e ambientale della fruizione dell’energia decarbonizzata, il fotovoltaico è il principe. Soprattutto nelle soluzioni residenziali, ma non solo, può essere integrato in un ecosistema-casa (insieme ad altri asset come le batterie, le pompe di calore e i sistemi di ricarica per la mobilità elettrica) affinché l’energia possa essere prima utilizzata nel migliore dei modi e poi condivisa, distribuita e messa in rete, creando un concetto di consumatore-produttore che è parte integrante della transizione. Puntare sul fotovoltaico significa dare contribuire in modo importante all’elettrificazione e assicurare più flessibilità al sistema. In Italia, per motivi geografici e climatici, l’efficienza del fotovoltaico è particolarmente favorita, garantendo più ore di funzionamento rispetto ad altri Paesi europei. Produrre energia verde competitiva fa bene anche ai conti, oltre che all’ambiente.

Quali progetti di sviluppo avete in Italia?
E.ON propone il fotovoltaico a partire dall’impianto domestico classico - con taglie che arrivano a 7 kWp abbinate a un sistema di accumulo - passando dal mondo della piccola e media impresa - con impianti da 700-800 kWp, tendenzialmente su tetto - fino ad arrivare allo sviluppo - con la nostra E.ON Energy Infrastructure Solutions - del fotovoltaico a terra su taglia grande, anche supportati dallo strumento dei PPA. Abbiamo diversi progetti in corso. [...]

PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO, ABBONATI ALLA RIVISTA



© nuova-energia | RIPRODUZIONE RISERVATA