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Ancora per il prossimo mezzo secolo il mondo dovrà affidarsi prioritariamente alle fonti fossili per soddisfare il proprio fabbisogno di energia. E questo per un semplice motivo: ad oggi ci sono poche alternative tecnologiche credibili, soprattutto per quanto riguarda gli impianti su larga scala. Inoltre, a partire dal 2020, i Paesi in via di sviluppo sopravanzeranno le nazioni avanzate per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica, grazie anche ad un sempre più massiccio ricorso al carbone.
Parte da queste considerazioni l’articolo firmato da Justin Dargin, che esamina le opportunità tecnologiche – oggi esistenti – per ridurre (a monte o a valle dei processi di combustione) le immissioni di CO2 in atmosfera. Molti gli spunti di riflessione.
►Ad oggi non esistono ancora esperienze su larga scala e di lungo periodo di carbon capture and sequestration applicate ad impianti industriali.
►Le tecnologie disponibili consentono di catturare dall’85 al 95 per cento delle emissioni
di anidride carbonica. Il processo è comunque altamente energivoro. L’adozione delle tecnologie CCS genera un aumento dei consumi di energia tra il 10 e il 40 per cento rispetto
a un impianto senza carbon capture and sequestration.
►Uno dei principali problemi sul tappeto è quello della possibilità di fuoriuscita dell’anidride carbonica stoccata nei depositi geologici o sotto gli oceani. L’ipotesi di una possibile acidificazione dei mari – pur essendo esclusa dagli addetti ai lavori – spaventa alcune correnti ambientaliste.
►Oltre alle tecnologie di cattura (pre o post combustione) esiste una terza via ancora più affascinante: la cattura dell’anidride carbonica presente nell’aria e la sua trasformazione in un succedaneo del gasolio. Al progetto stanno lavorando gli scienziati del Los Alamos National Laboratory. I costi sono certamente più elevati rispetto a quelli dei processi di CCS; ma c’è il vantaggio di poter intervenire – in questo caso – anche sulle emissioni generate da sorgenti mobili o comunque inferiori (ma più numerose) rispetto a quelle dei grandi impianti di generazione.
►Quanto ai costi, per ora siamo ancora in una fase puramente teorica, non essendoci prove pratiche della fattibilità del progetto. Si stima, comunque, che potrebbero essere necessari investimenti per 5 miliardi di dollari (per la fase sperimentale) e che – una volta operativa – la tecnologia potrebbe essere economicamente vantaggiosa con quotazioni del gasolio “tradizionale” superiori ai 4,6 dollari a gallone. Ancora una volta va sottolineato che questo processo richiederebbe comunque un elevato quantitativo di energia per poter funzionare. |
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