Santi: "CER? È un po’ di tempo che ci siamo quasi" |
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Santi: “CER? È un po’ di tempo
che ci siamo quasi”
di Paola Sesti
COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI E AUTOCONSUMO COLLETTIVO SONO DUE NUOVI MODI PER I CITTADINI DI AGGREGARSI, PRODURRE E CONDIVIDERE ENERGIA. SE NE PARLA TANTO, TUTTI INTENDONO REALIZZARLE MA POCHI LE CONOSCONO BENE. RAPPRESENTANO DAVVERO UN REALE IMPULSO ALLA GENERAZIONE DIFFUSA E LO STRUMENTO CHE PUÒ MODIFICARE IL MODO DI CONCEPIRE LA STRUTTURA ENERGETICA DEL PAESE?
Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) a febbraio 2023 ha inviato all’UE la proposta di decreto con cui l’Italia andrà a recepire la Direttiva europea RED II. Il via libera della Commissione, atteso a metà settembre, potrebbe anche richiedere eventuali modifiche. Il decreto prevede due modalità per diventare prosumer: le Comunità energetiche rinnovabili (CER) e l’Autoconsumo collettivo (generalmente per i condomini).
Sul tema delle aggregazioni di cittadini per produrre e condividere energia elettrica la sensazione è dunque quella del ci siamo quasi. Tuttavia, ci sono delle questioni ancora da affrontare. Ne abbiamo parlato con Leonardo Santi, direttore Affari regolatori e istituzionali di E.ON Italia. «Siamo probabilmente all’ultimo miglio di un lungo percorso, che è iniziato già col recepimento anticipato della direttiva RED II 2001 /2018 con la quale, ormai alcuni anni fa, l’Unione Europea ha riconosciuto valenza giuridica alle associazioni di cittadini attive nel condividere l’energia autoprodotta».
Siamo davvero alle fasi conclusive di quel percorso regolatorio che finalmente ci porterà ad avere un quadro consolidato di medio periodo?
In questo momento (fine luglio, ndr) è ancora vigente un regime regolatorio provvisorio, che cesserà nel momento in cui entrerà in vigore quello definitivo. Già oggi, quindi, ci sono le condizioni per poter realizzare – seppure con modalità ancora limitanti – delle esperienze di condivisione dell’energia, sia a livello di autoconsumo collettivo sia a livello di vere e proprie comunità energetiche. Tanto è vero che esistono nel nostro Paese alcune decine di CER operative. Arera ha emanato il nuovo Tiad (Testo integrato sull’autoconsumo diffuso), il quadro regolatorio che fornisce le norme per poter dialogare con il sistema elettrico nazionale: quali sono le configurazioni, entro che limiti si possono realizzare le CER e con che modalità. Manca l’ultima fase, gestita dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), che dovrà scrivere l’insieme delle regole applicative con cui si definiranno le modalità di accesso al registro delle comunità energetiche e quelle di gestione dei pagamenti degli incentivi stabiliti dal Mase. Il quadro che va delineandosi non è certo definitivo ma quantomeno è caratterizzato da una maggiore stabilità e da regole che ampliano il perimetro di ciò che si potrà effettivamente realizzare. Faccio un esempio banale: la dimensione massima degli impianti, che con il regime transitorio è 200 kW, diventerà 1 MW.
Quando si attende qualcosa che si deve verificare, si creano moltissime aspettative...
Tutto il settore vive questo momento di trepidante attesa sperando di poter avere regole chiare su cui fondare un business più stabile. Il quadro normativo può contare su un’esperienza ormai formata, che si basa sul regime transitorio. Tuttavia, ci sono ancora alcuni aspetti che probabilmente dovranno trovare una loro composizione definitiva. Contando sul fatto che l’esperienza c’è stata, auspico che si tratti di un percorso relativamente rapido. Naturalmente, queste configurazioni – esiste una pluralità di possibili consumatori rinnovabili che agiscono collettivamente – dovranno poi essere misurate alla prova della loro fattiva implementazione.
Oltre alla parte delle regole in capo al GSE, restano alcune zone d’ombra legate a qualche aspetto implementativo vero e proprio.
Si, ci sono degli elementi di complessità. Tra questi, mi preme sottolinearne uno, forse un po’ tecnico ma non secondario: la forma in cui pare delinearsi l’incentivo. Per come è strutturata la bozza di decreto, viene introdotta una correlazione inversa tra incentivo percepibile dalla CER e prezzo zonale dell’energia. O, per dirla con altre parole, la strutturazione dell’incentivo passa da essere una tariffa premio fissa sull’energia autoconsumata istantaneamente a una tariffa che va a dipendere in modo inverso dal prezzo zonale dell’energia. C’è una forma di compensazione per cui, quando il prezzo zonale si alza, la tariffa viene ridotta secondo una formula matematica. Viceversa, quando il prezzo zonale si abbassa, allora il premio sull’energia autoconsumata dà i suoi massimi benefici.
Questo non è un principio condivisibile?
Lo è in linea di principio, nel senso che l’intento è quello di non sovra-remunerare queste configurazioni impiantistiche che traggono i loro flussi di remunerazione dalla tariffa incentivante e dalla valorizzazione a mercato del prezzo dell’energia. Se aumentano i proventi dalla valorizzazione dell’energia a prezzo zonale, c’è minore necessità di sostegno sull’energia autoconsumata e viceversa.[...]
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